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Il capo dei capi 'tra fiction e realta'. Sospette omissioni ed evidenti falsificazioni

Dalla Mail del Generale Gianfranco Milillo 

 

Signor Pietro Valsecchi,desidero esprimere i miei compiacimenti per la realizzazione della fiction “Il capo dei capi” e di come avete saputo romanzare, in maniera del tutto personale tra fantasia e realtà, uno spaccato della nostra storia. Peccato però che non siete stati del tutto fedeli nella descrizione di quei fatti, di quei personaggi, siano essi protagonisti mafiosi, siano essi protagonisti che investigarono e combatterono la mafia.

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Non si può offendere,in questo modo, la memoria dei veri uomini ed onesti servitori dello Stato, che hanno combattuto in guerra, contro il banditismo di Salvatore Giuliano, la camorra e la mafia, per assicurare libertà e benessere ai cittadini di questa nostra Italia e permettere - vostro tramite - di mitizzare uno come Mangano, che fu condannato per diserzione in tempo di guerra; che dichiarava di aver fatto la guerra partigiana a Roma girando con un certificato che dimostrava la sua fede nella Resistenza, mentre ci sono delle lettere del suo periodo di detenzione, in cui giura di essere un fascista di provata fede per essere liberato; che fu condannato ad un anno e quattro mesi per falso dal tribunale di Nuoro; e tanti etc., e renderlo un “ eroe” quasi una leggenda. Mi fermo, certo che avrete ben compreso che, questa mia, non vuole essere una “battaglia“ sui meriti tra Polizia e Carabinieri perché entrambi, hanno lavorato, lavorano e lavoreranno, per il senso di Giustizia. I soldi ed il successo da una fiction, si ottengono anche dicendo la verità. Gen.Gianfranco Milillo

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