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Il Corpo dei Carabinieri nel Risorgimento

Il Corpo dei Reali Carabinieri fondato da Vittorio Emanuele I di Savoia nel 1814 si distinse ben presto per la sua capacità di tutelare l'ordine pubblico e per la sua fedeltà alla Monarchia. Ben presso i carabinieri, Corpo d’élite scelto con criteri altamente selettivi, si guadagnò la fiducia dei cittadini e del Sovrano. Avevano compiti sia civili sia militari e si distinsero per la prima volta nella battaglia di Grenoble, il 6 luglio 1815, contro Napoleone Bonaparte in cui il loro valore fu dichiarato “maggiore di ogni elogio”. La prima medaglia d’oro al valor militare fu assegnata ad un carabiniere a cavallo, Giovanni Battista Scopaccino, che, catturato dai rivoltosi nel 1834, preferì morire piuttosto che tradire il giuramento fatto al Re gridando: “Viva la Repubblica” come gli ordinavano di fare. La loro provata fedeltà fece sì che i carabinieri fossero scelti per assicurare la protezione del Re anche sui campi di battaglia e ne diedero una prova eclatante durante la prima guerra di indipendenza, il 30 maggio 1848, a Pastrengo in cui con una carica coraggiosa, in cui partecipò lo stesso Re, riuscirono a respingere gli Austriaci. Nella seconda guerra di indipendenza del 1859 ebbero compiti diversi, principalmente di intelligence. Prima ancora della guerra molti ufficiali in abito civile si infiltrarono nei territori del Lombardo Veneto per controllare la posizione e la quantità delle truppe. I rapporti redatti ed inviati fino al Ministero della guerra risultarono particolareggiati ed esaustivi comprendendo notizie anche sulla dotazione dei viveri e la nazionalità delle truppe e furono preziosi per prepararsi in anticipo all'attacco austriaco. Durante lo svolgimento della guerra furono ancora preziosi anche nel convincere i civili a collaborare con i soldati ed a combattere. Loro stessi si fecero onore durante i combattimenti e guadagnarono molte medaglie al valore per azioni eroiche compiute durante la battaglia di Magenta e di San Martino e per aver operato anche in condizioni e situazioni difficilissime durante tutto il conflitto. Mentre i diversi Stati venivano annessi al Piemonte e al costituendo Regno d’Italia, i Carabinieri ebbero il compito di mantenere l’ordine e la pace sociale, mentre il Comandante Generale del Corpo ebbe l’incarico di riordinare la struttura delle diverse Gendarmerie selezionando il personale, oltre che tra i piemontesi, anche tra quello esistente nelle diverse zone ammesse. Dopo lo sbarco in Sicilia e l’assunzione della carica di Dittatore in nome del Re d’Italia da parte di Garibaldi fu inviato un reparto di Carabinieri con Ufficiali e Sottufficiali Piemontesi che costituirono la Legione Carabinieri Reali di Sicilia.

Dopo l’unità d’Italia il Corpo dei Carabinieri venne denominato Arma, la prima dell’esercito. I Carabinieri furono impegnati molto anche negli anni successivi per il contenimento delle rivolte che in quegli anni furono numerose e provocarono la morte di numerosi Carabinieri. Anche nella terza guerra d’indipendenza, che fu per l’Italia amarissima con le sconfitte di Custoza e Lissa, gli unici a combattere con onore furono i volontari di Garibaldi e i Carabinieri Reali e l’erede al trono Umberto di Savoia. Il drappello dei Carabinieri, anche se esiguo di numero, riuscì a bloccare per alcune ore gli austriaci, mentre Garibaldi, che aveva scacciato gli austriaci da Bezzecca e si avviava verso Trento, fu fermato dagli ordini di La Marmora che lo informava dell’armistizio. Nonostante le sconfitte l’Italia ottenne dall’Austria il Veneto. Dopo la presa di Porta Pia, e quindi di Roma, gli Ufficiali dei Carabinieri, che avevano partecipato all’impresa accanto ai Bersaglieri, si dedicarono all’organizzazione dell’Arma nella città eterna e la legione di Roma ebbe la giurisdizione anche sulle Marche, l’Umbria e l’Abruzzo. In seguito la presenza dei Carabinieri nella vita dell’Italia e degli italiani è stata determinante in tante occasioni non solo per i loro compiti di polizia e militari svolti in tante occasioni, ma anche per le loro missioni di pace ed in aiuto delle popolazioni colpite da calamità. Il loro intervento dopo il terremoto di Messina del 1908 fu tanto apprezzato che l’Arma venne denominata la Benemerita riusando un aggettivo già attribuito a loro molti anni prima da un deputato. E la Benemerita è ancora oggi l’Arma che risulta più apprezzata nei sondaggi, sia per la capillarità della diffusione in tutti i paesi più piccoli con le Stazioni alla Luogotenenze nei centri maggiori. Il loro contributo al Risorgimento italiano è stato molto importante così come altrettanto importante stato, ed è, il loro impegno in tutti i momenti più significativi della nostra Storia.

Foto carabinieri.it

Generale Gianfranco Milillo

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