Precisazione su intitolazione a Generale Ignazio Milillo dei giardinetti comunali in Piazza delle Stigmate a Palermo
Ringrazio per aver richiamato la mia attenzione, tramite internet, che il Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ha “intitolato i giardini di Palazzo Reale al generale Ignazio Milillo………..”, mio padre. Purtroppo, quando sono stato recentemente a Palermo, essendomi portato sul luogo indicato, ho trovato non poche difficoltà a rintracciare la targa della intitolazione. Sicuramente, chi ha scritto la notizia, è davvero totalmente disinformato e pertanto sono sicuro che voleva riferirsi ai “giardinetti” di Piazzetta delle Stigmate, antistante l’ingresso del Comando Provinciale Carabinieri di Palermo, un tempo retto da mio padre, Tenente Colonnello Ignazio MILILLO, quale Comandante del Gruppo Esterno di Palermo nel periodo in cui catturò, in Corleone, con la “partecipazione” impostagli dalla scala gerarchica del commissario Mangano, Luciano Liggio erroneamente chiamato Leggio.
Per noi uomini di legge, fanno fede unicamente gli “atti di polizia giudiziaria sottoscritti dagli operatori e dai rei”. Nel maggio del 1964, il verbale per l’arresto di Liggio, fu redatto e controfirmato dal Mangano presso il comando Arma perché, secondo un codice deontologico, quando una forza di polizia, in questo caso Carabinieri, effettua l’arresto ci si reca nel relativo ufficio e non nell’ufficio dell’altra forza di polizia, in questo caso Pubblica Sicurezza.
L’operazione, progettata, programmata e poi concretamente attuata sotto la direzione di mio padre, fu resa nota nei dettagli con una conferenza stampa “nell’ ufficio di mio padre” attorniato da chi lo collaborò al blitz e non presso “l’ufficio del Mangano”.
Inoltre, dal verbale firmato dallo stesso Liggio appena catturato e alla presenza del Mangano, questi dichiarava di essere stato catturato da mio padre e di avere indicato, sempre a mio padre, dove era custodita la pistola. Infine dalla lettura delle “conclusioni delle indagini della Commissione Antimafia” si ci può rendere conto di come si sono svolti i fatti e dei mefistofelici tentativi di Mangano di “accreditarsi falsamente quale autore dell’arresto del Liggio”. Anzi, la Commissione Antimafia, ad un certo punto, dubita che Mangano fosse stato inviato dal Capo della Polizia Vicari per catturare il Liggio: l’attenta lettura degli atti dell’organismo parlamentare in quel particolare punto fa quasi nascere l’impressione che Mangano fosse stato mandato nel Palermitano e là si fosse mosso piuttosto per evitarne o ritardarne la cattura. La mia famiglia (Mio padre, io e mio fratello) è paladina della legalità, che ha combattuto la Mafia, la Camorra e ogni forma di illegalità e quindi non permetteremo a nessuno e con ogni mezzo, che qualcuno possa mettere in dubbio la nostra credibilità nei confronti della pubblica opinione.
Le notizie fornitemi quindi non sono altro racconti di fatti non rispondenti al vero–ed in quanto tali fuorvianti–che indubbiamente screditano visibilmente chi ha interesse a “sovvertire la verità”.
Io, purtroppo, sono strafornito di documentazione cartacea, “ufficiale e certificata”, sulla vicenda per essere stato promotore e vittima di cause legali nei confronti di “impostori” che hanno tentato e tentano tuttora invano di screditare la figura di mio padre. Ovviamente potrò fornire anche le “sentenze” a mio favore, tra cui quella a seguito di denuncia, adita alle vie legali, nei miei confronti, dal figlio di Mangano, inizialmente non riconosciuto dal padre perché non avuto da Norina Zaganelli, sua legittima consorte, ma dalla signora Claudia Crismani in Denipoti, anch’egli di nome Angelo e di primo cognome, appunto, Denipoti. (Dino Paternostro, Il figlio «segreto» di Mangano, La Sicilia, 8settembre 2013).
Su quanto da me fin qui sostenuto, invito a vedere su YouTube l’intervista che Luciano Liggio rilasciò dal carcere a Enzo Biagi dove nella parte finale della stessa alla domanda “chi l’arrestò? ”la risposta fu “Ve lo ripeto, dal colonnello MILILLO”. Il termine “ripeto” è riferito al fatto che in ogni processo a cui presenziò gli fu posta questa domanda e fu data sempre la stessa risposta.
Il resto è pura fantasia, dicerie, invidia, invenzione, calunnie, insomma una romanzata e non quella verità storica che adesso sanno anche gli autori della fiction “Il Capo dei Capi”. La verità sulla cattura di Liggio, non è nota solo perché è scritta su Wikipedia o perché mio padre ha dato all’Arma due figli che difendono e difenderanno sempre, ovunque e con ogni mezzo, il suo onore, ma perché la verità vera prima o poi viene a galla e chi ci rimette, alla fine, sono i calunniatori che la vogliono a qualunque costo distorcere e disconoscere.
E’ paradossale ma le cose stanno proprio così: la verità era stata affermata subito dallo stesso capomafia, braccato da mesi e alla fine arrestato da mio padre, mentre altri l’hanno calpestata ripetutamente nel tempo.
Sono sicuro che chiunque difenderebbe in qualunque modo l’onore del proprio padre, soprattutto quando sei “sicuro” di essere nel vero, per cui, se sapessi che c’è qualcuno che tende ad “infamarlo” o “calunniarlo” ingiustamente per fini propri, ti irriteresti.
